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«Graziella, ci scusi» Fiori dagli americani a 70 anni dalla strage

IL MESSAGGIO
Il Sindaco Pisapia: «Milano vuole essere una città degna di Gorla. Città di pace che tutela i bambini»
 

Più di un momento di commozione, più forte anche delle lacrime che sono tornate a tanti occhi. Ieri, quando la cerimonia di commemorazione dei Piccoli Martiri di Gorla era ormai conclusa e si stava assottigliando anche la coda davanti al memoriale che accoglie i 184 bambini e le 20 maestre uccisi dal bombardamento di settanta anni fa, ecco farsi avanti un giovanotto in camicia e berrettino blu, in mano un mazzo di lilium rosa e rose bianche.

Porgendoli a Graziella Ghisalberti Savoia, che quel venerdì del 1944 aveva sette anni e riuscì a fuggire dall'elementare Francesco Crispi ha detto semplicemente: «Sono un cittadino americano e sono tremendamente dispiaciuto per quell'errore devastante. Qualcuno di noi doveva pur venire a chiedere scusa».

La signora Graziella, come gli altri del comitato presieduto da Carlo Rumi, quasi non credeva fosse vero. «E adess poedi anca murì» ha mormorato al figlio Armando, ma sorridendo e tenendo ben stretti i fiori, come per aggiungere che non ha alcuna fretta di andarsene. Sono arrivate, invece, domande e risposte: il giovanotto è un professore di 48 anni, si chiama Robert Bloomhuff, abita a Lissone da tre anni e mezzo, con «my fidanzata», Ida.

Prima di venire in Italia (dove intende restare), ha insegnato storia in California: aveva già approfondito la seconda Guerra mondiale in Italia, ma è stato solo dopo, una volta arrivato in Lombardia, che ha saputo di Gorla, e delle bombe destinate alla Breda ma che - per un errore di rotta e per la decisione di non aspettare a sganciare sulle campagne o sul mare - i B-24 statunitensi lanciarono su Gorla.

«Avevo già portato diversi amici statunitensi a vedere questo monumento, qui dove sorgeva la scuola bombardata - spiega Robert -. E poi, circa un mese fa, ho saputo che oggi sarebbe stato il settantesimo anniversario. Semplicemente, l'ho segnato nella mia agenda e ho pensato che avrei dovuto esserci anch'io, per rappresentare gli Stati Uniti e chiedere perdono per quell'errore orrendo». Era stata un'intenzione silenziosa, all'inizio, ma è cambiata durante la cerimonia, con i bambini di tre scuole elementari della zona (la «San Giuseppe» di Crescenzago, la «Piccoli Martiri» di via Cesalpino e la «Francesco Crispi» nel Parco di Villa Finzi) schierati davanti al monumento che i genitori degli scolari morti vollero con grande determinazione (fu inaugurato il 20 ottobre 1947), anche contro le opportunità politiche del Dopoguerra.

«Sì, pensavo solo di lasciare i fiori, ma quando ho visto la signora Ghisalberti ho deciso di andare da lei» racconta Robert. L'ha individuata quando, nominata dall'assessore provinciale Cristina Stancari, si è fatta avanti per ringraziare. «Anche a me sono venute le lacrime agli occhi - aggiunge Robert - e sono onorato di aver fatto un gesto che ha dato un po' di serenità alla signora e al comitato».

Laura Guardini

Giornale "Corriere della Sera" di martedì 21 ottobre 2014